Mappatura Analitica Preventiva: è un sistema messo a punto dalla nostra azienda che consente, una volta che il cliente ci fornisce la localizzazione del sito dove vorrebbe realizzare l’impianto e la tipologia dell’impianto che intende realizzare, di sviluppare un layout preliminare e dei rendering dell’impianto finito con relativo foto-inserimento.

Inoltre, in questa fase, si procede con lo studio di eventuali vincoli e si valutano le contingenze locali.

Infine, viene redatto il piano di sviluppo pluriennale calcolando costi e ricavi e tempi di realizzazione dell’impianto che si intende costruire. Al cliente si consegna un documento/studio di fattibilità di grande importanza strategica che gli permette di avere la visione completa dell’investimento che va a sostenere.

V.I.A. è la Valutazione di Impatto Ambientale che in tempi recenti è stata semplificata.
Precedentemente era necessario fare due richieste, una per la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), una per l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale).

Due domande, doppi documenti, doppia commissione. Senza contare il notevole numero di documenti richiesti da predisporre.

Recentemente la procedura è stata semplificata dal PAUR: Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale.

Con questa nuova procedura sono state unite le due richieste di autorizzazioni, VIA e AIA, semplificando anche la produzione documentale.

Il PAUR consente di ottenere l’assenso alla realizzazione dell’impianto e quindi dar corso alla progettazione esecutiva, una volta ottenuta anche l’Ottemperanza alle Prescrizioni, che permette la costruzione dell’impianto.

Tutto ciò è stato fatto per accelerare la burocrazia, per semplificare, e viene valutato in una unica commissione.

Dall’entrata in vigore del PAUR la nostra azienda ha già presentato diverse autorizzazioni, alcune sono già andate a buon fine ed altre sono ancora in corso.

È un articolo che è stato fatto nel luglio del 2021 che può accelerare la fase autorizzativa del PAUR ed avere un parere preliminare sulla possibilità di realizzare un impianto con costi ridotti perché la documentazione è semplificata e non ci sono oneri istruttori.

Si presenta in Regione un progetto preliminare tecnico e ambientale che viene trasmesso a tutti gli enti di competenza chiedendo un parere preliminare sull’impianto da realizzare.

Entro 5 gg, se i documentati presentati sono corretti, viene data la procedibilità e contestualmente viene indetta una conferenza di servizio in modalità asincrona dove sono invitati a partecipare tutti gli Enti competenti che hanno 15 gg di tempo per chiedere delle integrazioni.

Entro 90 giorni tutti gli Enti nominati devono esprimere il proprio parere altrimenti vale il silenzio/assenso.

Le determinazioni espresse in sede di conferenza preliminare possono essere motivatamente modificate o integrate solo in presenza di elementi nuovi, tali da comportare notevoli ripercussioni negative sugli interessi coinvolti emersi nel successivo procedimento del PAUR, fornendo congrua motivazione dei presupposti che determinano tale decisione in relazione alle risultanze emerse.

Le amministrazioni e gli enti che non si esprimono nella conferenza di servizi preliminare non possono porre condizioni, formulare osservazioni o evidenziare motivi ostativi alla realizzazione dell’intervento nel corso del procedimento del PAUR, salvo che in presenza di significativi elementi nuovi, emersi nel corso di tale procedimento anche a seguito delle osservazioni degli interessati.

Per essere annoverati fra le PMI Innovative è necessario avere almeno due requisiti fra i seguenti: un brevetto/licenza, un bilancio certificato con una voce specifica sulla Ricerca e Sviluppo oppure un terzo del personale ingegnere specializzato.

I nostri requisiti sono: bilancio certificato e un brevetto: il gassificatore.

Negli ultimi anni, il Ministero dello Sviluppo Economico ha stanziato diverse agevolazioni fiscali per raggiungere gli obiettivi di economia circolare, transizione ecologica e soprattutto per sopperire alla carenza di impianti presenti nella nostra nazione.

Tra le forme di agevolazioni introdotte dalla Legge n. 160/2019 all’art. 1 commi 198-209, regolata dal Decreto Attuativo del 26.05.2020, c’è Il credito d’imposta per Ricerca e Sviluppo, per l’Innovazione Tecnologica e il Design, con percentuali diverse.

Nel caso di contratti stipulati con PMI innovative, aventi sede nel territorio dello stato, le percentuali aumentano ancora, in quanto le spese concorrono a formare la base di calcolo del credito d’imposta per un importo pari al 150% del loro ammontare.

Per esempio, chi costruisce un impianto di trattamento rifiuti nel Mezzogiorno affidandosi a una PMI innovativa, avrà un credito d’imposta, solo per Ricerca e Sviluppo del 37,50 % per le grandi imprese, del 52,50% per le medie imprese e del 67,50 % per le piccole imprese.

Per le imprese del Nord la percentuale del credito per R&S è più bassa ma sempre interessante se ci si rivolge a una PMI Innovativa.

Il fluff è la parte volatile che si ottiene dalla frantumazione dei veicoli, composta principalmente da pezzi di plastica e di tappezzeria. Attualmente la maggior parte di questo “scarto” finisce in discarica. L’altra faccia della medaglia è che il fluff essendo ammesso alla produzione di CSS combustibile (come da DM 14 febbraio 2013, n.22 circolare 27 marzo 2018) può diventare a tutti gli effetti una “risorsa” per la valorizzazione energetica per impianti di gassificazione e cementifici andando così a favorire il processo di economia circolare e transizione ecologica.

Come ha stabilito l’Unione Europa in discarica devono finire solo materiali a basso contenuto di carbonio organico e materiali non riciclabili: in altre parole, dando priorità al recupero di materia, la direttiva prevede il compostaggio ed il riciclo quali strategie primarie per lo smaltimento. Inoltre la stessa Unione Europea ha stabilito che l’utilizzo delle discariche dovrà toccare una soglia sotto il 10% per tutti i paesi membri. I benefici sono significativi sia dal punto di vista economico che ambientale. Per estendere il discorso solo all’interno dei confini nazionali la realizzazione di impianti per il trattamento della frazione organica (per ridurre notevolmente il ricorso alle discariche) determina un beneficio economico rilevante nelle Regioni con i minori tassi di raccolta differenziata, permettendo una riduzione notevole della TARI e andando ad abbattere i costi di conferimento . Dal punto di vista ambientale colmare il gap impiantistico per il recupero energetico dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione permetterebbe un risparmio netto complessivo di 3,7 milioni di tonnellate di emissione di CO2 rispetto al conferimento in discarica degli stessi. Grazie alla produzione elettrica associata, si determinerebbe inoltre un importante incremento della quota di energie rinnovabili sulla generazione complessiva del Paese, contribuendo così alla transizione energetica.

I fanghi di depurazione organici sono carichi di metalli e sostanze inquinanti motivo per cui dal 16 luglio 2022 sarà efficace il nuovo regolamento UE 2019/1009 che non consente l’utilizzo dei fanghi di depurazione e industriali per la produzione di compost quale prodotto fertilizzante UE da immettere nel mercato europeo, di conseguenza la migliore soluzione per gestire i fanghi di depurazione è quella di passare prima dall’essicamento e poi procedere con il recupero energetico e completare così il processo di economia circolare.

Le acque oleose o più comunemente di sentina, sono quei reflui che si depositano sul fondo delle navi tra cui scoli e le varie infiltrazioni d’acqua. A queste, si aggiungono oli lubrificanti, carburanti, liquidi di condensazione, acque nere, grigie e detergenti di lavaggio dello scafo. Tutti questi rifiuti messi insieme danno origine alle acque oleose e/o di sentina. Questi reflui devono essere trattati in impianti autorizzati, poiché particolarmente inquinanti e nocivi sia per per le persone che per l’ambiente marino. Una volta conferiti negli impianti avviene la separazione acqua-olio, dove la prima viene trattata e reimmessa nell’ambiente, mentre l’olio rigenerato e riutilizzato come lubrificante in altri processi industriali.

Il processo di desorbimento termico viene utilizzato, prevalentemente, per il trattamento di terreni contaminati al fine di vaporizzare i contaminanti organici volatili e semivolatili in essi presenti. In una fase primaria avviene una semplice evaporazione di questi composti; a differenza dei trattamenti di termodistruzione, infatti, le condizioni di funzionamento (livelli di temperatura, tempi di residenza) sono tali da garantire la sola volatilizzazione degli inquinanti. Una volta volatilizzati, i composti organici possono essere, in una fase secondaria, variamente trattati. Le temperature operative di processo sono comprese tra i 90 ed i 650 °C e per la successiva rimozione dei contaminanti viene utilizzato, come fluido di trasporto, l’aria stessa di combustione o gas inerte.

Il desorbimento termico può essere efficacemente adottato per la rimozione dal suolo contaminato di composti organici volatili e semivolatili ed anche di sostanze a più alto punto di ebollizione come i policlorobifenili; è invece inefficace nella separazione dei contaminanti inorganici. Tuttavia, i metalli maggiormente volatili (come mercurio ed arsenico) possono essere rimossi ricorrendo alle più alte temperature di processo; inoltre, la presenza di cloro può favorire significativamente la vaporizzazione di alcuni metalli, quali il piombo.

L’articolo 28 del d.lgs.152/2006 prevede l’attività di verifica di ottemperanza di competenza dell’autorità che ha adottato la VIA o il P.A.U.R.
E’ un’attività per il controllo di una corretta e coerente attuazione delle prescrizioni indicate nel procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale o del P.A.U.R. finalizzata al raggiungimento di un’efficace salvaguardia dell’ambiente.
Il proponente, nel rispetto dei tempi e delle specifiche modalita’ di attuazione stabilite nel provvedimento di Verifica di Assoggettabilita’ a VIA o nel provvedimento di VIA/P.A.U.R., deve trasmettere in formato elettronico all’Autorita’ competente, la documentazione contenente gli elementi necessari alla verifica dell’ottemperanza.
Gli elementi che la contengono non sono altro che una risposta precisa e puntuale a tutte le prescrizioni emanate dall’Autorità Competente nel momento del rilascio dell’autorizzazione.
L’attivita’ di verifica dovrebbe concludersi entro il termine di trenta giorni dal ricevimento della documentazione trasmessa dal proponente.

Per rifiuti liquidi si intendono tutti i liquami e/o acque reflue che non possono essere scaricati in pubblica fognatura prima di essere sottoposti a trattamenti in impianti di depurazione autorizzati e per poi successivamente finire a seconda dei casi definiti dalla normativa vigente in acque superficiali, sul suolo, nel sottosuolo o in rete fognaria. I rifiuti liquidi possono essere di natura civile o industriale, pericolosi e non. La normativa che regolamenta i rifiuti liquidi è il testo unico ambientale che nell’art. 256 stabilisce: chiunque svolga un’attività irregolare di raccolta, recupero, trasporto, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti liquidi può essere perseguito dalla legge.

La stabilizzazione e solidificazione sono due processi essenziali per l’inertizzazione dei rifiuti (inglobamento di sostanze inquinanti in una matrice inerte, tramite un processo chimico e/o fisico.)
La differenza tra i due processi è la seguente: la stabilizzazione è la fase che converte chimicamente i contaminanti nella loro forma meno solubile, meno mobile e meno tossica, mentre la solidificazione li fissa strutturalmente in un materiale solido inerte, diminuendo notevolmente la potenziale dispersione in ambiente.

Il fango da depurazione è quella frazione di materia solida contenuta nelle acque reflue urbane ed extraurbane, che viene rimossa, negli impianti di depurazione, durante i vari trattamenti depurativi, meccanico-biologico-chimico, necessari a rendere le acque chiarificate compatibili con la loro reimmissione in natura senza creare alterazioni all’ecosistema del corpo ricettore (mare, fiumi, laghi o in casi particolari anche il terreno superficiale)

Quando parliamo di revamping degli impianti di trattamento rifiuti, si tratta di un vero e proprio ammodernamento che riguarda quegli impianti di trattamento rifiuti che necessitano di un restyling impiantisco, poiché sono datati e utilizzano tecnologie che non gli permettono di avere performance tecnico/ambientali adeguate ai nostri tempi e nel rispetto delle BAT (Best Available Techniques). Di conseguenza per tutti quegli impianti di trattamento rifiuti obsoleti, il revamping rappresenta un tassello fondamentale per ottenere risultati ambientali ed economici che permettono all’azienda di essere competitiva sul mercato ed avere un elevato status ambientale.

Il soil washing è una tecnica di bonifica del suolo contaminato che prevede il recupero della parte pregiata attraverso un processo di separazione fisica dell’inquinante. La tecnica può avvenire sia on site che off site. Questa tecnica consiste nell’escavare il suolo contaminato e nel conferirlo in un impianto che può essere mobile o fisso per il trattamento degli inquinanti. La tecnica del soil washing si basa sul principio che i contaminanti vengono veicolati attraverso le particelle più fini presenti nelle frazioni del suolo, e consiste nell’effettuare un vero e proprio lavaggio (washing) tramite l’utilizzo di acqua, soluzioni acquose di tensioattivi, biosurfattanti, oppure con solventi organici.

I metodi su cui si basa la rimozione dei contaminanti sono due:

· Dissoluzione completa dei contaminanti nella soluzione acquosa di estrazione;

· Concentrazione ed eventuale dispersione dei contaminanti nella soluzione di estrazione, sotto forma di particelle sospese.

L’inertizzazione dei rifiuti consiste nell’inglobamento di sostanze inquinanti in una matrice inerte, tramite un processo chimico e/o fisico. L’obiettivo è diminuire il potenziale inquinante e la pericolosità dei rifiuti, rendendoli idonei alle successive fasi: smaltimento in discarica per rifiuti non pericolosi, oppure recupero.

I processi di inertizzazione possono essere divisi tramite:

  • Stabilizzazione o solidificazione, ottenuta con leganti idraulici a base di reagenti inorganici (es: cemento, calce, argilla);
  • Stabilizzazione o solidificazione, ottenuta con reagenti organici (es: materie termoplastiche, composti macroincapsulati, polimeri);
  •  Vetrificazione o vetroceramizzazione (distruzione termica del rifiuto).

Il processo di inertizzazione si applica in particolare ai rifiuti contenenti inquinanti, prevalentemente inorganici.

Le ceneri leggere o anche comunemente chiamate fly ashes, si originano dalla depurazione dei fumi di combustione, prodotti negli impianti di incenerimento o termovalorizzazione. Le ceneri leggere normalmente destinate in discarica, subiscono un trattamento intermedio in cui vengono stabilizzate e solidificate per abbassare il livello di pericolosità e ridurre la cessione di inquinanti.